LA VIA DEL SALE: UN'AVVENTURA ANTICA
Le “VIE DEL SALE” che attraversavano i crinali dell’ Appennino ligure/piemontese a cavallo delle quattro odierne province di Alessandria, Pavia, Piacenza e Genova hanno rappresentato fino alla metà del XIX secolo la principale via di comunicazione commerciale tra il Mar Ligure e la Pianura Padana. Questo complesso di sentieri e mulattiere, che in gran parte sono percorribili a piedi, in bici o a cavallo anche ai giorni nostri, permettevano all’ ”oro bianco”( fondamentale per la conservazione degli alimenti, la produzione di salumi e formaggi e per alcune produzioni artigianali) ed ai prodotti rivieraschi di raggiungere i ricchi mercati di Pavia, Milano, Piacenza e del Piemonte orientale ed ai prodotti della pianura (frumento, lana, armi ecc.) di effettuare il percorso inverso verso Genova e le altre località liguri determinando lo sviluppo economico e culturale di tutta l’area.
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Percorrere queste stesse vie oggi ha un fascino particolare perché permette di rivivere l’epoca dei Feudi Imperiali raggiungendo il mare (già visibile in modo magico ed affascinante dalle prime vette poste ad una distanza di una quarantina di chilometri in linea d’aria dal litorale) attraverso magnifici luoghi carichi di storia e ricchi di testimonianze artistiche, gastronomiche ed artigianali presenti e passate, grandi spazi incontaminati dov’è possibile ammirare la sorprendente flora e fauna locale e viste incommensurabili. La possibilità di usufruire di rifugi e strutture attrezzate, permette inoltre anche ai meno esperti (ma informati e almeno un po’ allenati) di vivere l’emozione di un’esperienza indimenticabile.
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CHI SIAMO
Noi siamo un gruppo di amici che frequentano queste valli da un cinquantina d’anni apprezzandone la qualità di vita, che nel tentativo di “seguir virtute e conoscenza” hanno percorso strade diverse. Innamorati della natura, dell’arte, della buona tavola in compagnia e dello sport, ma non particolarmente allenati , abbiamo deciso di ritrovarci e vivere insieme quel viaggio che sarà la nostra piccola grande impresa: raggiungere il mare a piedi.
Volendo concentrare il nostro interesse sulla parte appenninica tralasciando la pur interessante parte di pianura, abbiamo scelto di percorrere la via che parte da San Sebastiano Curone e in quattro giorni (tre pernottamenti in strutture private attrezzate), percorrendo una settantina di chilometri, permette di raggiungere Sori. Non siamo interessati alla velocità e alla performance agonistica, prediligiamo fare quattro chiacchiere o una deviazione in più che guardare il cronometro anche se quando c’è da camminare si cammina di buona lena. |
PERCHE' SAN SEBASTIANO - SORI
Abbiamo scelto come base di partenza San Sebastiano, borgo cresciuto nel XV secolo e sviluppatosi come tappa fondamentale di una delle vie del sale più trafficate, per svariati motivi: la bellezza architettonica (l’elegante piazza Roma dallo stile liberty armonicamente incastonata nell’impianto ligure del borgo testimonianza di secoli di scambi culturali avvenuti tra mare e pianura, la Casa del Principe Doria, il castello), la ricchezza artistica ( i tesori delle chiese, degli oratori, degli archivi dei due importanti pittori che qui ebbero i natali Felice Giani e Piero Leddi e dei laboratori artigiani che qui hanno sede) ma anche la ricca offerta gastronomica e ricettiva che offrono varie strutture di prima scelta e la comodità d’acceso (volendo lasciare l’auto nei pressi della stazione dei treni o degli autobus di Tortona per recuperarla facilmente al ritorno “Sanse” si può raggiungere comodamente in corriera in una ventina di minuti).
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Importante per noi che non siamo “camminatori professionisti” anche il fatto che contrariamente ad altre vie che presentano già nella prima tappa scarsissimi punti di rifornimento ed accoglienza la via che parte da San Sebastiano, pur attraversando grandi aree incontaminate di una bellezza unica, incrocia località e strutture (Giarolo, Caldirola, Rifugio Orsi) che permettono di modulare a piacimento il cammino.
Sori è stata scelta come meta finale perché tra le varie alternative possibili (Recco, Camogli, Santa Margherita, Portofino) associa alla bellezza del contesto ambientale , la maggiore facilità d’accesso (ideale per i quattro giorni a nostra disposizione). La bella cittadina ligure offre inoltre un’accogliente spiaggia dove passare qualche ora di bagni e relax dopo tanto camminare , una tradizione gastronomica di primo livello ed una stazione ferroviaria molto servita adiacente la spiaggia per facilitare il rientro. |
IL PERCORSO, LE TAPPE E IL DIARIO
Lunghezza totale: km 70
Difficoltà: media Tempi di percorrenza: 4 giorni (3 pernottamenti) |
Partenza: San Sebastiano Curone m.s.l.m. 342
Vetta: Monte Chiappo m.s.l.m. 1700 Arrivo: Sori m.s.l.m. 0 |
PRIMA TAPPA
SAN SEBASTIANO – CAPANNE DI COSOLA Percorso: km: 16
Difficoltà: media, quasi tutta salita, parecchi punti di sosta Tempi indicativi di percorrenza: 8 ore Partenza: San Sebastiano Curone m.s.l.m. 342 Vetta: Monte Chiappo m.s.l.m.. 1700 Arrivo: Capanne di Cosola m.s.l.m. 1500 Località incontrate: Restegassi/Poggio/Giarolo/Caldirola/Rifugio Orsi/Bocche di Crenna/Rifugio monte Chiappo/Capanne di Cosola |
Premesso che sarebbe meglio raggiungere San Sebastiano con un giorno d’anticipo per godere appieno dell’atmosfera del paese ( come abbiamo fatto noi sfruttando l’ampia offerta ricettiva e degustando un’ottima cena tra le vie del borgo al secolare ristorante Corona gestito dalla gentile ed impeccabile Marta) , la nostra partenza avviene di prima mattina dal ponte sul Museglia ; la colazione con focaccia è un obbligo (bar Statuto o bar Neri per Caso) poi si affronta uno dei pochi tratti asfaltati del cammino che in 2 km di falsopiano porta a Restegassi da dove comincia la rete di sentieri che ci condurrà al mare. Dapprima si sale fino alla frazione Poggio, poi si prosegue per raggiungere il centro abitato di Giarolo.L’orologio dello slanciato campanile della chiesa ci segnala che stiamo camminando da quasi due ore. Passato il paese, una strada sterrata sulla destra conduce ad un magnifico faggeto dove ci si addentra per arrivare a Caldirola in un’ altra ora di cammino. Caldirola è una località di villeggiatura invernale ed estiva dove è possibile fare acquisti all’emporio locale o fermarsi per una breve sosta rigenerante (come abbiamo fatto noi) nella bella struttura del bar “La Capannina”. Ripartiti fiancheggiando l’impianto di risalita, che permette anche ai meno sportivi ed ai biker del down hill di raggiungere il crinale e godere di una vista mozzafiato, in 1h30 ci dirigiamo al rinomato Rifugio Orsi che, gestito dall’Associazione Amici del Monte Ebro, è un punto di riferimento fondamentale per tutti i camminatori della zona ed offre un servizio di uso cucina e 16 comodi posti letto per chi volesse godere di un’esperienza unica in questa oasi di pace o modificare a suo piacimento i tempi di percorrenza per raggiungere il mare. Qualche fetta di Salame Nobile del Giarolo artigianale, micca e formaggio Montebore ci rigenerano per proseguire il nostro cammino. Dopo aver convinto una mandria di mucche a concederci il passo, raggiungiamo dapprima le Bocche di Crenna ed in circa 2h30 il monte Chiappo, vetta più alta di tutto il nostro viaggio, confine delle tre province di Alessandria, Pavia e Piacenza e posto indimenticabile perché dalla statua di san Giuseppe, nei pressi del Rifugio Monte Chiappo, per la prima volta già vediamo il mare. L’accogliente Albergo Capanne di Cosola ci aspetta dopo una facile mezz’ora di discesa e ci resta nel cuore per l’ospitalità del gestore Fausto e di suo figlio, per il contesto ambientale unico e per una cena memorabile dove trovano spazio anche i funghi porcini da noi raccolti lungo il cammino!
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SECONDA TAPPA
CAPANNE DI COSOLA – RIFUGIO PARCO ANTOLA Percorso: km 16
Difficoltà: facile, quasi sempre in cresta, saliscendi su sentiero molto ben segnato Tempi indicativi di percorrenza: 7 ore Partenza: Capanne di Cosola 1500 m.s.l.m. Vetta: Monte Cavalmurone m.s.l.m. 1662 Arrivo: Rifugio Parco Antola m.s.l.m. 1460 Località incontrate: Monte Cavalmurone/Monte Legnà/Poggio Riondino/Monte Carmo/Casa del Romano/Passo delle Tre Croci/Monte Antola/Rifugio Parco Antola |
Dopo una colazione ottima e abbondante all’Albergo Capanne di Cosola, ci prepariamo di buon mattino ad affrontare quella che sarà la tappa più panoramica di tutto il percorso. Usciti dall’albergo svoltiamo a sinistra seguendo le chiare indicazioni di uno dei cartelli che in questa zona sono molto numerosi. Si cammina quasi sempre in cresta, la natura la fa da padrona, lo sguardo spazia dall’Appennino al mare, dalla pianura fino alle Alpi Marittime ad al Monviso che si staglia chiaramente all’orizzonte. La luce è energizzante e decidiamo di salire tutte le vette che in alcuni casi si potrebbero anche aggirare risparmiando tempo e forze ma lo spettacolo è esaltante e superiamo in successione senza grandi difficoltà i ripidi monti Cavalmurone (vetta di giornata con i suoi 1662 m.s.l.m.) e Legnà. Sporadici boschetti filtrano un po’ il sole che comincia a scaldare sul serio e induce le mucche a cercare un po’ di frescura. La terza cima raggiunta nella giornata, in un paio d’ore, è quella del monte Carmo (1550 m.s.l.m.) che conquistiamo salendo un’erta molto impegnativa e che ci regala l’ennesima vista impagabile accompagnata da un silenzio assoluto rotto solo dal frinire delle cicale. Siamo in un contesto unico e spettacolare, ci dispiace scendere più a valle; solo l’idea di terminare, come programmato, a Casa del Romano le prelibate scorte alimentari del giorno prima ci induce a riprendere il cammino. Raggiunto l’Albergo Bar Ristorante di Casa del Romano scopriamo che è molto apprezzato e frequentatissimo dai genovesi e non solo che amano questa zona e noi che ci eravamo quasi abituati ai ritmi lenti degli ultimi due giorni e abbiamo ancora un po’ di strada da fare ne apprezziamo la splendida terrazza e ripartiamo quasi subito. Raggiungiamo il monte Antola in un paio d’ore di facile cammino ben segnato dopo aver incontrato sul nostro percorso l’Osservatorio Astronomico Parco Antola e il Monte delle Tre Croci. Ma l’incontro più inaspettato ed indimenticabile è senza dubbio quello con una famiglia di Daini che ci controlla da lontano e che con grande orgoglio riusciamo a fotografare immortalandone l’eleganza e la vigile attenzione. Raggiunta la cima della “montagna dei genovesi” a 1597 m.s.l.m. si rimane incantati dalla bellezza della vista a 360 gradi che nelle giornate favorevoli permette di individuare chiaramente la Corsica verso sud, le Alpi Apuane ad est e l’azzurro cangiante del Lago del Brugneto, vicinissimo, guardando in direzione della Val d’Aveto. La vista di questo bel lago incastonato tra i monti (che fornisce fondamentale riserva idrica per la città di Genova) è anche uno dei punti di forza del modernissimo Rifugio Parco Antola che si raggiunge in 10 minuti di discesa dalla vetta e ha sostituito lo storico Rifugio Musante (situato invece nei pressi della Cappella del Sacro Cuore, che fu anche ritrovo di partigiani e che ora versa in stato di abbandono). Il nuovo rifugio si caratterizza per un’ architettura lineare che ben si integra con l’ambiente, è ottimamente gestito da Federico e Silvia che ci offrono con passione e competenza preziose informazioni sulla zona ed una calda ospitalità e rappresenta un modello ottimale di qualità, continuità ed innovazione per l’accoglienza “green” di tutto il territorio ligure.
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TERZA TAPPA
RIFUGIO PARCO ANTOLA – SANT’ALBERTO DI BARGAGLI Percorso: km. 25
Difficoltà: impegnativa, tappa lunga prevalentemente nel bosco con pochi punti di ristoro Tempi indicativi di percorrenza: 9 ore Partenza: Rifugio Parco Antola 1460 m.s.l.m. Vetta:Rifugio Parco Antola 1460 m.s.l.m. Arrivo: Sant’Alberto di Bargagli 670 m.s.l.m. Località incontrate: Donetta/Monte Lavagnola/Passo La Colla/Sottocolle/Sant’Alberto di Bargagli |
La cena preparata da Federico la sera precedente è stata eccellente, la chiacchierata con lui, la moglie e gli altri ospiti cordiale ed interessante, la vista dell’alba dalla sala da pranzo e dall’assito rivolto al Lago del Brugneto indimenticabile, il dormire in camerata e condividere i servizi essenziali (siamo in un vero rifugio con 4 stanze che possono ospitare fino a 34 posti letto) ha dato al nostro viaggio quel tocco in più di avventura che serviva. Insomma la scelta di soggiornare al rifugio è stata azzeccatissima ma dopo una colazione all’altezza della cena dobbiamo partire di buona lena perché sappiamo che questa sarà la tappa più dura del nostro percorso. Lasciamo il rifugio (con il prezioso pranzo al sacco che ci ha preparato Federico nello zaino) scendendo la vecchia mulattiera che attraverso radure e scorci da cartolina conduce a Donetta, frazione di Torriglia posta a 1000 m.s.l.m. Questo sarà l’unico vero centro abitato che incontreremo lungo tutto il percorso ed è assolutamente opportuno fare rifornimento d’acqua ( e di viveri se necessario) perché, contrariamente alle tappe percorse fino ad ora, sarà probabilmente necessario affidarsi alle proprie riserve e solo a quelle fino a Bargagli . La cosa ci intriga ma bisogna stare attenti. C’è un po’ di rammarico nel vedere solo dall’alto l’abitato di Torriglia con la sua architettura preziosa, la recente storia partigiana ed il passato di importanti abbazie e nobili famiglie ma il tempo a nostra disposizione non ci consente divagazioni e ci ripromettiamo di tornare in futuro con la scusa di assaggiare i famosi canestrelli locali. La salita al Monte Lavagnola avviene camminando quasi completamente nella frescura del bosco dove il ritrovamento di squisiti lamponi facilita l’ascesa . Nei pressi della vetta incontriamo l’Alta Via dei Monti Liguri (splendido itinerario lungo 440 km che attraversa la Liguria da Ventimiglia alla Toscana) che ci accompagnerà per un breve tratto. Superato il Passo La Colla, dove si apre uno scenario meraviglioso, giungiamo attraverso un ardito sentiero a Sottocolle dove non incontriamo nessuno e non riusciamo a rifornirci d’acqua come sperato, dando fondo (con grande orgoglio) alle riserve che preventivamente avevamo riposto nello zaino. A dire il vero un incontro lo facciamo: con un capriolo che sorprendiamo vicinissimo dietro una curva del sentiero e vediamo in tutta la sua agilità allontanarsi tra le frasche. Il sentiero fino a Bargagli, impegnativo e poco manutenuto, attraversa l’ennesimo tratto boschivo e ci permette di raggiungere finalmente nel tardo pomeriggio la località di Sant’Alberto dove ci accolgono la vulcanica signora Rosalba ed il gentilissimo marito proprietari dell’accogliente B&B I Tre Pini.
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QUARTA TAPPA
SANT’ALBERTO DI BARGAGLI - SORI Percorso: Km 13
Difficoltà: media, tappa breve quasi tutta in discesa (in parte su affascinanti, ripide mulattiere) dopo le ultime impegnative asperità iniziali Tempi indicativi di percorrenza: 5 ore Partenza: Sant’Alberto di Bargagli 670 m.s.l.m. Vetta: Colle del Bado 793 m.s.l.m. Arrivo: Sori 0 m.s.l.m. Località incontrate: Colle del Bado, Valico Case Becco, Case Cornua, Sori |
L’affabilità della famiglia che ci ospita, la qualità della struttura curata nei minimi particolari e la tranquillità del posto, unitamente ad un’ottima cena a base di prodotti locali, ci fanno trascorrere una serata piacevole ed una nottata rigenerante. Lo spicchio di mare che si intravede in lontananza all’apertura mattutina delle persiane dalle camere che ci ospitano ci invoglia a ripartire nonostante qualche acciacco. Il nostro obiettivo è lì dietro le ultime asperità, ormai ne sentiamo il profumo.
Dopo un’ottima colazione raggiungiamo il piazzale antistante il Ristorante Rosabruna da cui parte l’ultimo sentiero che ci condurrà in cinque ore alla spiaggia di Sori. Dobbiamo salire ancora un po’ per raggiungere gli importanti crocevia sentieristici del Colle del Bado e del Valico Case Becco incontrando scenari incantevoli ma non ancora l’azzurro agognato, eppure il mare è lì lo percepiamo. Ci appare finalmente, suscitando il nostro entusiasmo, a Case Cornua da cui la strada, che ormai è individuabile anche ad occhio nudo, scende ininterrottamente fino al ponte della ferrovia il cui arco antistante l’arenile di Sori rappresenta il nostro traguardo ideale. Dopo una panoramica discesa di un’ora e mezza che, dopo quattro giorni di viaggio incantato fuori dal tempo, ci riporta gradualmente negli anni che ci appartengono, siamo arrivati. La soddisfazione per l’obiettivo raggiunto è grande, togliamo in un lampo zaini e scarponi e facciamo uno dei bagni più piacevoli di sempre. È tempo di risate, ricordi e una celebrativa scorpacciata di focaccia al formaggio (e nelle sue più golose varianti!) del celebre forno Tossini. Sul comodo treno per il ritorno a Tortona, dove avevamo lasciato l’auto, la gioia si confonde con il rammarico per la fine di una splendida avventura ed il pensiero comune a noi tutti è uno solo: quando si riparte ?! |
SAN
SEBASTIANO
CURONE,
UN BORGO
CHE RINNOVA
LE TRADIZIONI!
SEBASTIANO
CURONE,
UN BORGO
CHE RINNOVA
LE TRADIZIONI!