La Chiesa parrocchiale, in Piazza Roma, è stata edificata nel luogo ove sorgeva una cappelletta dedicata a San Sebastiano, da cui il paese e la Chiesa stessa presero il nome. La costruzione pare risalire al XVI secolo; successivi restauri l’hanno portata al suo aspetto attuale.
Diverse opere degne di rilievo sono contenute al suo interno. Nell’abside è posto un Martirio di San Sebastiano, olio su tela con cornice a stucco non coeva. Il dipinto fu realizzato nella seconda metà del Seicento dal pittore genovese Giò Raffaele Badaracco. Il Martire, in diagonale discendente a sinistra, è rappresentato su fondo scuro, con il capo reclinato all’indietro, lo sguardo rivolto al cielo, le labbra dischiuse in atto d’invocazione, i polsi legati con corde a pali incrociati, tre frecce conficcate nel corpo. Ai piedi del Santo è raffigurato uno scudo decorato da un fregio. Di fronte al Santo sono rappresentati due arcieri romani in procinto di scoccare altre frecce. La figura di San Sebastiano è illuminata da una luce che filtra tra le nuvole, mentre due putti gli porgono una ghirlanda di rose e la palma del martirio. Sullo sfondo è delineato un paese che potrebbe rappresentare una veduta dell’epoca del paese. Il dipinto è stato restaurato nel 2013. Un’altra rappresentazione di San Sebastiano è collocata in un altare laterale. Si tratta di una scultura in legno policromo, risalente al XIX secolo e attribuita allo scultore Luigi Montecucco di Gavi Ligure, autore di numerosi gruppi lignei che adornano diverse Chiese della nostra zona. Il Santo è posto in verticale, in atto d’invocazione al cielo, il polso sinistro legato a un albero reciso, con ai piedi uno scudo decorato. I colori chiari del Martire sono tipici del purismo. Questa statua viene portata in processione per le vie del paese l’8 maggio di ogni anno, festa del Voto (vedi). Nella navata laterale sinistra è collocata una Crocifissione, riferita al tedesco Stefano VII e facente parte della scultura lignea realizzata tra il tardo Cinquecento e il primo Seicento da maestri nordici insediati nell’alessandrino. L'opera è stata restaurata nel 2014 sotto la direzione della SBSAE Piemonte. La scena della Croce è rappresentata come è descritta da San Giovanni nel suo Vangelo “Ora presso la Croce di Gesù stavano sua Madre, e la sorella si sua Madre, Maria di Cleofa e Maria Maddalena”. In primo piano il gruppo di figure comprende la Madonna Addolorata, al centro, e da sinistra a destra di chi guarda, Maria di Cleofa, la Madre dei figli di Zebedeo, Maria Maddalena, Giovanni, Pietro, e un’altra donna. Lo sfondo, dietro la Croce, raffigura le mura di Gerusalemme. |
L’Altare del Rosario vede rappresentata al centro una Madonna con Bambino in legno policromo e dorato, circondata da tele del ciclo del Rosario. Le caratteristiche dell’opera suggeriscono una collocazione nella scultura lignea genovese del XVII secolo.
Gesù Bambino che appare a Sant’Antonio da Padova, olio su tela della seconda metà del Seicento, è un dipinto di particolare interesse, attribuito alla bottega di Domenico Fiasella. Il Santo, con indosso il saio francescano, è raffigurato in ginocchio nell’atto di stendere la braccia verso Gesù Bambino. Sul tavolo, coperto da un drappo rosso, vi sono il Libro aperto e un giglio, simbolo di purezza. Nella parte alta del dipinto sei teste di angeli che osservano la scena. Gli affreschi della Chiesa Parrocchiale sono opera dell’accademico di Brera Francesco Mazzocchi (XX secolo). Particolare curioso è che diversi personaggi raffigurati ritraggono Sansebastianesi che posarono per l’autore. L’altare maggiore in marmi policromi e sculture, è opera dello scultore genovese Solari e la sua costruzione risale al 1759, grazie alla donazione dell’allora feudatario Principe Andrea Doria. Il Prevosto Pantaleone Francischelli così annota: “Sin dall’anno 1755 essendo per la prima volta venuto in San Sebastiano l’Ecc.mo Principe Doria padrone, assieme all’Ecc.ma Principessa e veduto l’altar maggiore della Chiesa apparato, disse che sarebbe stato meglio di marmo e che avrebbe concorso nella spesa; epperciò si pensò di farlo costruire di marmo, ciò che venne concordato nel 1758, per lire 1600 di Genova. Nel 1759 furono condotti i marmi con libero passaggio ed esenti da dazio negli stati di S.M. il re di Sardegna ed il primo luglio fu posto in opera con la demolizione del vecchio” (Pietro Giani in: “Cronistoria del Borgo di San Sebastiano”). Il coro ligneo, di ambito lombardo-piemontese e databile alla seconda metà del Seicento, è composto di diciassette stalli in legno di noce intagliato. |
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